Gli adolescenti di oggi vengono definiti ‘nativi digitali’. Questa terminologia sottolinea che l’adolescente vive il proprio sviluppo identitario in un mondo in cui uno degli aspetti centrali è rappresentato dalla tecnologia.
Bisogna cercare di comprendere quale possa essere l’effetto di questi strumenti nel percorso di modellazione cerebrale adolescenziale.
L’adolescenza rappresenta il periodo centrale del percorso di sviluppo individuale, che richiede la stessa attenzione dell’infanzia. Entrambe sono una transizione neurobiologica fondamentale per dare forma al cervello adulto.
La famiglia svolge un ruolo fondamentale nell’individuare i rischi a cui sono esposti gli adolescenti. Tra questi, vi è l’abuso di nuove tecnologie che, soprattutto prima del sonno, influisce negativamente sui circuiti cerebrali alterando il ritmo sonno-veglia.
I dati ISTAT indicano che quasi il 95% dei ragazzi, tra i 14 e 19 anni, utilizza internet. Gli studi internazionali segnalano che l’utilizzo della tecnologia può diventare problematico in una percentuale compresa tra l’1 e il 4% circa di questi ragazzi. In Italia sono stimati in 300 mila, tra i 12 e i 25 anni, coloro che presentano una dipendenza da internet. Tale dipendenza ha un impatto negativo sulla propria vita reale, scolastica e di relazione. Il rischio è quello di isolarsi e “perdere il treno” della propria adolescenza, fase fondamentale nella creazione delle competenze emotive, affettive e relazionali.
Spesso questi strumenti fungono da rifugio, il cui utilizzo eccessivo può riempire il vuoto che deriva dalle difficoltà a livello socio-relazionale. Così facendo, si crea una “apparente” stabilizzazione, un falso equilibrio, che porta a forti crisi quando viene ad essere interrotto.
Secondo molti studi, gli anni della prima infanzia sono centrali nello sviluppo della salute psichica individuale. È proprio in questi anni che il cervello si modella. Si definiscono le reti di connessione neurale, permettendo all’individuo di acquisire competenze cognitive, relazionali e affettive, che rimarranno sostanzialmente stabili nel resto della vita.
La Società Italiana di Pediatria, con un documento pubblicato sull’Italian Journal of Pediatrics e presentato a Roma in occasione del Congresso italiano di Pediatria, ha raccolto indicazioni sull’uso dei media device (cellulare, smartphone, tablet, pc) nei bambini da 0 a 8 anni di età.
In questo documento, sono stati analizzati gli effetti positivi e quelli negativi sulla salute fisica e mentale dei bambini che utilizzano dispositivi elettronici.
Questo è quanto affermano i pediatri: “no a smartphone e tablet prima dei due anni, durante i pasti e prima di andare a dormire, limitare l’uso a massimo 1 ora al giorno nei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni. Massimo 2 ore al giorno per quelli di età compresa tra i 5 e gli 8 anni. No al cellulare per far calmare i bambini, no ai programmi troppo violenti.”
In particolare, affermano i pediatri, l’uso dei touchscreen potrebbe interferire con lo sviluppo cognitivo dei bambini. Questo accade perchè i bambini hanno bisogno di un’esperienza diretta e concreta con gli oggetti che li aiuta ad affinare il pensiero e la capacità di risolvere i problemi.
Inoltre, gli smartphone sono utilizzati ad una distanza ravvicinata a causa del loro piccolo schermo led, inducendo quindi fatica e secchezza oculare, abbagliamento e irritazione. L’eccessiva esposizione a smartphone a breve distanza può influenzare lo sviluppo di una condizione chiamata ‘esotropia acquisita concomitante’. Si tratta di una forma di strabismo che si verifica quando appare una diplopia che coinvolge dapprima solo la visione lontana e poi anche quella ravvicinata.
“Nessuna criminalizzazione delle tecnologie digitali anzi, alcune applicazioni hanno mostrato di avere un impatto positivo sull’apprendimento in età prescolare. L’importante è che vengano usate insieme ai genitori. Ma, come pediatri che hanno a cuore la salute psicofisica dei bambini, non possiamo trascurare i rischi documentati di un’esposizione precoce e prolungata a smartphone e tablet”, spiega Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria.
Numerose, infatti, sono le evidenze scientifiche sulle interazioni con lo sviluppo neuro-cognitivo, il sonno, la vista, l’udito, le funzioni metaboliche, le relazioni genitori-figli e lo sviluppo emotivo in età evolutiva.
Quindi, no al cellulare “pacificatore”, ovvero usato per calmare i bimbi. Sconsigliati anche i “programmi con contenuti violenti”. “Sì, invece, all’utilizzazione di applicazioni di qualità da usare insieme ai genitori”.
In Italia 8 bambini su 10 tra i 3 e i 5 anni sanno usare il cellulare dei genitori, che sono troppo spesso permissivi: il 30% dei genitori usa lo smartphone per distrarli o calmarli già durante il primo anno di vita. Il 70% al secondo anno.
È importante porre ai bambini dei limiti e trovare dei modi alternativi per intrattenerli e calmarli. I genitori dovrebbero dare il buon esempio, limitando loro stessi l’utilizzo dei media device poiché i bambini sono dei grandi imitatori.
Per quanto riguarda i videogames, diversi studi hanno analizzato gli effetti cognitivi dell’esposizione al gaming con risultati preliminari ma estremamente interessanti. I videogames migliorano l’attenzione visiva e la coordinazione ma, alcuni dati suggeriscono un aumento di comportamenti impulsivi e aggressivi. La tecnologia permette enormi vantaggi sul versante dell’acquisizione delle conoscenze, specialmente di conoscenze settoriali e tecniche. Allo stesso tempo, però, rischia di non aiutare nella creazione delle competenze emotive, affettive e relazionali.
L’aspetto centrale dell’adolescenza, che potremmo anche definire come l’età delle scelte, risulta proprio quella di non lasciare irrisolte problematiche emotive, relazionali e affettive. È quindi centrale la necessità di prestare attenzione ai ragazzi che mostrano un pattern problematico di utilizzo di questi mezzi.