Una vignetta per raccontare la tragedia dei “naufraghi senza volto”.
La vignetta
Gira da qualche giorno in rete una vignetta che ritrae un bambino nelle profondità del mare che mostra ad animali marini la sua pagella. Per quanto la vignetta possa essere colorata, quasi come se raccontasse di una scena tratta da una favola, in realtà racconta l’epilogo di una vicenda di un migrante 14enne proveniente dal Mali e morto nell’aprile 2015, mentre cercava di attraversare il Mediterraneo su un barcone. Insieme a lui 58 vittime accertate ed una stima di 700-900 morti. Nella sua tasca è stata rinvenuta la sua pagella scolastica.
I “naufraghi senza volto”
Cristina Cattaneo, è un medico legale e negli ultimi anni si è occupata di riconoscere i corpi dei migranti annegati in mare e ha deciso di raccogliere molte di queste storie di migrazione in un volume dal titolo Naufraghi senza volto (Cortina Editore). Il suo lavoro consiste nel raccogliere quante più informazioni possibili esaminando i corpi e gli oggetti dei naufraghi in mare. Un’operazione importantissima che permette di riconoscere i corpi e dare loro un nome. Questa operazione si fa per due motivi: il primo è quello di ridare dignità ai morti ed informare le famiglie; il secondo motivo è di tipo amministrativo. Ed ecco allora che gli oggetti recuperati e poi catalogati con grande cura e attenzione diventano un “tesoro”. Oggetti personali come uno spazzolino, un cellulare, una scheda telefonica, una pagella, un portafoglio, etc… possono essere dei validi indizi per scoprire l’identità dei naufraghi.
Makkox
Makkox, pseudonimo di Marco Dambrosio, è un fumettista, disegnatore e vignettista italiano. È lui l’autore dell’ormai famosa vignetta che vi abbiamo proposto ad inizio articolo. Un bambino dai riccioli folti e dalla pelle scura gioca coi suoi nuovi amici sul fondo del mare: squali, ostriche, granchi, pesci, seppie, coralli. In mano ha la sua pagella. La mostra a un polipo, tutto fiero, e questi commenta così: “Uau, tutti dieci! Una perla rara”. Avrà al massimo 14 anni e nessun nome. Uno dei tanti “tesori perduti” tra gli abissi, come recita la didascalia al margine del foglio. Come il libro di Cristina Cattaneo, questa vignetta rende omaggio alla memoria di questo giovanissimo pieno di speranze.
Chi ha avuto già modo di imbattersi in questo talentuoso fumettista e vignettista italiano conosce bene il suo modo di fare le cose. Maestro della satira e dell’ironia, riesce a scalfire il petto del lettore con immagini delicatamente struggenti.
Una vignetta che vale più di mille parole
Un’immagine che racconta un dramma. Un pugno che arriva dritto allo stomaco del lettore. Abbiamo spesso parlato della capacità narrativa del fumetto e vignette come questa dimostrano ancora una volta come l’immagine può potenziare le sole parole. Un disegno apparentemente semplice ma che è frutto di un’analisi critica di eventi reali. Raccontare un dramma senza usare immagini forti, violente, tragiche ma trasmettere comunque quella sensazione di disagio, quasi di colpevolezza nei confronti di quello che è accaduto e che sta accadendo. Un’immagine che ci vuole far pensare, che ci invita a cercare e ritrovare la nostra umanità, troppe volte, ahimè, perduta.