Il fumetto: l’etimologia
Il termine fumetto deriva dall’inglese “balloon”; questo indica la nuvoletta di fumo dalla quale fuoriescono i dialoghi dei personaggi. Il fumetto, di origine americana, approdò in Italia soltanto nei primi del ‘900.
Il suo nome si riferiva alla nuvoletta in cui venivano riportati i dialoghi dei protagonisti, ma in Italia queste diventarono didascalie in rima a piè di ogni vignetta.
Le varie tipologie di fumetto
Già agli albori di questa forma d’arte, il fumetto presentava varie e diverse categorie. I personaggi più amati di sempre, come lo storico Topolino, Paperino o il goffo Pippo mostravano nei fumetti i tratti tipici dei loro caratteri. Topolino, da sempre dipinto come un simpatico personaggio, aveva il fumetto spiritoso. A Paperino, irascibile, spettava il fumetto iracondo, così come a Pippo, sbadato, venne attribuito quello goffo.
Il fumetto: cinematografia parlata
Il celebre illustratore Antonio Rubino, nel 1938 sul numero 29 del settimanale “Paperino e altre avventure” pubblica un articolo sul fumetto dove si schiera dalla parte di quest’ultimo.
L’autore celebra infatti il fumetto come un mezzo pratico e diretto. Il lettore ha l’impressione di assistere ad una vera e propria cinematografia parlata. La nuvola del dialogo permette di assistere a vere e proprie azioni. Il fumetto è quindi distante da quello che è un tradizionale racconto, ed è privo di tutte quelle pomposità che lo rendono pesante.
Inizialmente la critica si scatenò contro il fumetto, forse perché non era ritenuto un buon esempio per i ragazzi, a causa della scarsità di testo presente nelle vignette. Ad oggi le cose sono ben diverse e il fumetto è uno strumento didattico molto apprezzato, non solo dai bambini ma dagli stessi insegnanti che lo introducono sempre più spesso tra i materiali didattici.