Da sempre gli occhi sono considerati lo specchio dell’anima.
È proprio da questo assunto che si parte per dare voce allo sguardo di quelle persone che, affette da patologie genetiche o paralisi cerebrali, non hanno la possibilità di esprimersi né con parole né con gesti.
Nasce così l’eye tracking, detto anche oculometria.
Si tratta di un’ innovativa tecnica che permette di analizzare il movimento oculare monitorandone il tracciato.
Questo per rilevare gli spostamenti e i punti dove lo sguardo si sofferma più a lungo.
Anche i disabili possono comunicare con il mondo con una soluzione efficace e non invasiva.
In questo modo si dà supporto alla disabilità neuro-motoria.
Inoltre, si sostiene un livello di comunicazione con l’esterno ricco e personalizzabile, con un minimo affaticamento dell’utente.
Il sistema di “eye tracking” viene personalizzato per adattarsi alle caratteristiche di ogni bambino.
Prevede un software con programmi di apprendimento basati su giochi e attività interattive.
I dati sul funzionamento visivo vengono raccolti e analizzati sia nella fase iniziale, che lungo il percorso riabilitativo.
Le persone affette da patologie neurologiche complesse oltre alla disabilità motoria, presentano anche importanti difficoltà cognitive.
Per questa ragione, non riescono a trasmettere le proprie emozioni e il proprio potenziale comunicativo.
Solo con lo sguardo riescono ad aprire un varco sul loro mondo interiore ed interagire con l’esterno.
Vengono così superate le barriere delle incomprensioni. Si possono esprimere emozioni attraverso i gesti, parlare attraverso gli occhi, e comunicare attraverso la tecnologia.
Il principale obiettivo è quello di creare adeguate strumentazioni in grado di aiutare questi soggetti in difficoltà a rapportarsi con il mondo e ad inserirsi, per quanto possibile, all’interno della società.
Il potenziale dei soggetti affetti da queste patologie invalidanti viene riscoperto.
L’innovazione dona grande speranza e ottimismo a coloro che credevano di non farcela, la cui unica via d’uscita era chiudersi nel proprio silenzio.