Quest’anno, per la Giornata della Memoria, vogliamo parlarvi di un fumetto che racconta la Shoah: MAUS di Art Spiegelman.
Premessa: la didattica del fumetto
Abbiamo parlato spesso di fumetto come metodologia didattica, anzi, con il nostro progetto comic@school abbiamo imparato la differenza tra “il fumetto nella didattica e la didattica del fumetto”. Nel primo caso, sintetizzando al massimo, creiamo fumetti partendo dallo storytelling fino al disegno. Nel secondo caso utilizziamo fumetti già esistenti e li caliamo nel mondo della didattica.
Un fumetto a scuola
Per quanto possa sembrare strano, il fumetto assume un valore pedagogico importante ed è possibile utilizzarlo a scuola anche come testo scolastico. Non ci credete? Con l’esempio di oggi, MAUS, di Art Spiegelman, primo fumetto ad aggiudicarsi un Premio Pulitzer, vogliamo parlarvi di un romanzo disegnato che parla della Shoah. Il testo che vi proponiamo può essere d’integrazione ad una lezione di storia oppure può essere un buon romanzo da leggere durante le ore di italiano. Di sicuro è un testo di cui suggeriamo la lettura nella giornata della memoria (27 gennaio). Siete pronti a ricredervi sul vostro concetto di “fumetto”?
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Come nasce MAUS
Maus di Art Spiegelman è stato il Primo graphic novel a trattare della Shoah ed è stato realizzato a partire dal 1972. Art, figlio di due ebrei polacchi sopravvissuti e trapiantati negli U.S.A, decide di raccontare la storia dei propri genitori, fra il 1937 e il 1945, affidandosi ai ricordi del padre, Vladek. È una scelta coraggiosa, che non ha un fine semplicemente didattico, ma che deriva dalla necessità di Art, egli stesso “figlio dell’ Olocausto”, di immaginare cosa il padre abbia vissuto, come sia riuscito a sopravvivere.
La storia
Maus è diviso in due parti: la prima si intitola Mio padre sanguina storia e racconta della vita di Vladek e Anja Spiegelman, i genitori di Spiegelman, prima di finire ad Auschwitz; la seconda si intitola E qui sono cominciati i miei guai e racconta gli anni successivi, descrivendo la vita all’interno del campo di concentramento.
L’intreccio temporale
Alle parti ambientate negli anni trenta e quaranta si alternano quelle ambientate nel presente, in cui lo stesso Spiegelman è uno dei personaggi e parla con suo padre per farsi raccontare la sua storia. La narrazione è quindi un continuo intrecciarsi tra passato e presente; tra la storia raccontata da Vladek ed il rapporto di Art con suo padre. Spiegelman, infatti, riflette molto su cosa comporta l’essere figlio di due sopravvissuti all’Olocausto, mostrando in che modo un’esperienza che non ha vissuto abbia avuto ripercussoni sulla sua vita. In un momento abbastanza importante del libro il padre si rivolge a lui chiamandolo Richieu, il nome del suo primo figlio, morto durante la guerra e mai conosciuto da Spiegelman.
La scelta di un codice figurativo antropomorfo
Come sono disegnati i personaggi di MAUS? La parola MAUS è già un indizio. Tutti i personaggi sono infatti raffigurati come animali antropomorfi. Ci sono per l’appunto topi (MAUS), gatti, maiali, cani, etc… Come mai? La forza narrativa del fumetto sta anche in questo. Anche i disegni possono esprimere un proprio codice. Nel nostro caso, ogni tipo di animale rappresenta un popolo diverso. Ed è così che quindi gli ebrei vengono raffigurati come topi, i tedeschi come gatti, gli americani come cani, i polacchi come maiali, i francesi come rane e così via. Fu proprio Hitler a definire gli ebrei ratti: sporchi, sudici, parassiti della società e dichiarava che il popolo tedesco era “il nemico naturale di questa orrenda infestazione”. Tutti questi simboli quindi non sono stati inventati da Art ma al contrario sono stati suggeriti dalla storia.
Peculiarità linguistiche
Un altro elemento importante del fumetto risiede nel linguaggio di Vladek. Mentre racconta, nel presente, le proprie vicende al figlio, il suo inglese appare incerto, fortemente influenzato dalla parlata dello yddish polacco. Tuttavia non appena si torna al passato, il suo parlare si fa più sicuro e corretto. Anche attraverso questa scelta Art è in grado di restituire perfettamente la differenza fra ieri e oggi, fra ciò che fu e ciò che è, e rende conto di come la guerra, e le sue conseguenze, abbiano costretto alcune persone a trasferirsi in una terra che non sentono come la loro patria.
In conclusione
Il fumetto si rivela un mezzo completo, in grado di assorbire e rielaborare creativamente le suggestioni del cinema, della fotografia, della letteratura nonché della grafica, e di combinare con efficacia parole e immagini, ragione ed emozione.
Utilizzo del fumetto nella didattica
Consigliamo la lettura di questo romanzo a fumetti a partire dai 12-13 anni. È necessario comunque che gli studenti abbiano già delle nozioni relative al periodo della seconda guerra mondiale. La lettura dovrebbe avvenire dando ad ogni studente la possibilità di seguire direttamente dal fumetto. Se la lettura avviene in classe suggeriamo di distribuire almeno un libro ogni 2 alunni. Se non si hanno a disposizione diverse copie è possibile assegnare la lettura agli alunni a casa, facendo girare le copie tra i ragazzi, per poi confrontarsi insieme, in classe, sull’argomento. Per acquisti sul Mepa contattaci, per la versione inglese, disponibile on-line, clicca qui.
Qualche domanda da porre agli studenti
Al termine della lettura possiamo chiedere agli alunni di scrivere un tema per spiegare il contenuto del fumetto. Per aiutarli nell’elaborato possiamo fare delle domande dirette del tipo: In che epoca ci troviamo? Come mai i personaggi sono rappresentati sotto forma di animali? Come mai il fumetto è disegnato in bianco e nero? Chi racconta la storia? Qual è stata la scena che ti ha colpito di più? Hai mai ascoltato il racconto di una persona che ha vissuto la seconda guerra mondiale?
Altri suggerimenti per attività didattiche
Trovate altri spunti per attività da svolgere a scuola a questo link “giornata della memoria“, “in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.